TUMBLR

martedì 16 novembre 2010

meno cinque

-5
DOMENICA comprate TERRA e passate da queste parti, Fatelo per Gesù.


La discesa in campo 2
(Prefe per Bile del 14 novembre 2010)

E’ il febbraio 2011, le elezioni sono alle porte;
il reparto marketing del PDL, anche detto Il PDL decide di indire delle primarie, ben sapendo che dare al proprio elettorato la possibilità di scegliere fra Berlusconi e “un altro” è come chiedere a Califano se preferisce la figa o la busta misteriosa. Dopo aver specificato che non contiene coca.
Quel che i falchi non si aspettano è che il previsto plebiscito si possa trasformare nel trionfo del nuovo, del latitante venuto dal nulla: è il giovane Totò Barone, detto ‘dentro e fuori’, volto nuovo in grado di stregare l’elettorato azzurro, ormai scontento del lento incedere di un piano eversivo sulla carta così promettente. Totò, pluriergastolano depilato, terrore di tutti gli imeni della penisola (una sorta di Fabrizio Corona senza la sua onestà intellettuale), discende in campo a due settimane dal voto con un discorso di indubbio appeal, che attira i delusi e conquista la massa. Riportiamo alcuni passaggi salienti:
“L’Italia è il Paese che odio. Qui ho i miei processi, i miei dodici figli illegittimi, due mogli in congelatore in cantina e una serie infinita di persone cui ancora debbo fare il culo per i motivi più disparati. Qui ho imparato, dai miei legali e dalla vita, il mio mestiere di ladro omicida. Qui ho appreso la passione per la libertà. Ogni volta che sono fuggito di galera.
Ho scelto di scendere in campo e di distruggere la cosa pubblica perché non voglio vivere in un Paese liberale, governato da semplici dilettanti del crimine e da uomini legati a doppio filo ad un passato che porta in sé l’odioso germe della democrazia […]
La vecchia classe politica italiana è stata travolta da rivelazioni di gracili minorenni cui sarebbe bastato tagliare la lingua a fine fellatio; intralciata da magistrati che, questo è il colmo, non sono andati ad abbassare il peso specifico di nessuna colonna di cemento armato; annientata da futili discussioni reiterate di settimana in settimana in squallidi programmi televisivi, ai quali abbiamo inviato l’avvocato Ghedini anziché l’ingegner P38.
Non è questo il paese che sogno, non è questo il paese che sognate, e spero che potremo cambiarlo tutti assieme: voi, io, il mio buon cuore e le vostre figlie.
Votatemi.”

“Ah, già, dimenticavo: abolirò l’ICI.”



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